![](https://i0.wp.com/www.fortunadrago.it/wp-content/uploads/2010/09/Raimondo-Bucher.jpeg?resize=212%2C300&ssl=1)
Raimondo Bucher
![1980ikelitemodificata](https://i0.wp.com/www.fortunadrago.it/wp-content/uploads/2010/09/1980ikelitemodificata.jpg?resize=276%2C240&ssl=1)
Tratto da diveitaly.com
Alla fine degli anni trenta inizia l’attività subacquea a Napoli, nel 1937 gli allievi del corso d’aviazione gli regalano un fucile subacqueo ed una maschera, inizia a pescare cefali lungo la scogliera di via Caracciolo, in breve diventa un abilissimo pescatore anche perché nel frattempo ha migliorato le prestazioni del suo fucile subacqueo aggiungendo una leva di carico che annulla lo sforzo e sostituendo la molla originale con 3 molle concentriche di spessore diverso che annullano la perdita di potenza dovuta all’attrito!
Insieme a Massimo D’asta mette a punto la manovra di compensazione, utilizzando lo stringinaso, che gli consente di scendere in apnea anche a -25 metri.
Nel 1949, scende in apnea a – 29 metri a Capri in presenza di una commissione, nel 1950 scende a – 30 metri con tanto di commissari federali, accettando la sfida dei Palombari di Napoli, e questo fu il primo Record Ufficiale Mondiale d’immersione in apnea !
Nel 1952 fa un nuovo Record Mondiale a -39 metri organizzato esclusivamente per lanciare il film “Sesto Continente” e, record nel record, questo è stato il primo record d’immersine documentato fotocinematograficamente da Folco Quilici e Bruno Vailati.
Ha anche scontri con Cousteau che non crede alla veridicità di questi record , e che nutre anche invidie per “Sesto Continente” , che ha offuscato i suoi documentari e “bruciato” il suo primo film “Il mondo del Silenzio” ; Bucher lo zittì con un’immersione a – 44 metri !
Il suo avvicinamento alla fotografia subacquea si deve a quando recupera da un aereo Stukas abbattuto, la macchina fotografica 35 mm. “Robot” in dotazione, costruisce una custodia subacquea e comincia a fare le prime foto: siamo nel 1942!
Ha vinto i titoli italiani di Caccia Subacquea in apnea nel 1951 e 1952.Nel 1956 ha scoperto e iniziato gli studi sulla città romana sommersa di Baia. Ha condotto molte ricerche naturalistiche, tecnologiche ed ecologiche e nel 1958 ha fatto le prime proposte per l’istituzione delle Riserve Naturali. Ha condotto innumerevoli ricerche archeologiche e speleologiche ed è stato insignito di numerosi Premi e onorificenze, tra cui spiccano il Tridente di Ustica e la Medaglia d’Oro al Valore Atletico del CONI. Si spegnerà a Roma il 10 settembre 2008
Tratto da napoilitania.myblog.it
Opera d’età imperiale nei fondali del castello aragonese
NAPOLI – Era il lontano 1956, quando Raimondo Bucher – ufficiale pilota da caccia – scoprì durante una ricognizione aerea, giacere a soli pochi metri dalla linea di costa, un’intera città romana collocata sui fondali del golfo di Pozzuoli. Come ebbe a dire poco dopo, durante un’intervista: «Era da poco passata la guerra, uscivo di pattuglia sul mare partendo dall’aeroporto di Capodichino. Dall’alto, in una giornata caratterizzata dalla straordinaria limpidezza del cielo e del mare, intravidi forme sottomarine simmetriche e regolari. Incuriosito, decisi pertanto di scattare dal cielo alcune fotografie, che ancora oggi restano per la loro limpidezza, testimonianza ineguagliata. Dopo lo sviluppo ebbi la sconcertante sorpresa: dalle stampe apparvero nella loro chiarezza quelle che inequivocabilmente erano mura, strade, e costruzioni di un’antica città sommersa. Erano i resti della antica città romana di Baia».
OPERA MURARIA – Oggi, a soli poco più di 50 anni di distanza, ritornando a “sorvolare” la zona interessata dai ritrovamenti è stato possibile osservare (grazie all’ausilio di moderni strumenti di telerilevamento satellitare), accanto a quelle antiche strutture d’età imperiale che giacciono in fondo al mare individuate dal Capitano Bucher, resti di un’opera muraria non ancora degnamente esplorata. Rilevati nei fondali della collina del Castello Aragonese, emergono per le loro caratteristiche essenziali, i resti di una particolare struttura dalla forma geometrica a semicerchio, che richiamano la pianta classica di un antico teatro romano d’età imperiale. La struttura, che si trova a pochi metri di profondità, è rivolta in direzione sud-est ed era capace di ospitare fino a 5.000 spettatori. Gli spalti, sfruttando la naturale conformazione del terreno, degradavano dolcemente dalla collina verso il mare. Stilisticamente il manufatto mostra una perfetta ed inalterata forma semicircolare interrotta da una murazione, forse utlizzata come fondale.
video link : https://www.youtube.com/watch?v=PQa13M1CJkg
SPETTACOLO NELLO SPETTACOLO – Presumibilmente, ricalcando la linea di costa dell’antica «Baiae», offriva alle rappresentazioni del periodo uno scenario unico e inimitabile direttamente sul mare. Più elementi inducono a pensare che si tratti del famoso Teatro di Cesare in quanto la struttura risulta facente parte di un più ampio complesso residenziale definito Villa di Cesare (a conferma di quanto sostiene Tacito secondo il quale la villa di Cesare era posta su di un’altura dominante il golfo di Baia) successivamente inglobato nell’attuale fortezza Aragonese. Un grandiosa villa romana dunque i cui resti e il suo teatro si conservano inalterati ancora nelle profondità del nostro mare.
Tratto dal Corriere della sera , 1/9/1957 (Segnalazione di Fiorenzo Zampieri)
DURANTE UN’IMMERSIONE SUBACQUEA
VESTIGIA D’UNA ANTICA CIVILTA’ SCOPERTE NEL MARE DI LINOSA
La natura della muraglia che il capitano di aviazione Raimondo Bucher, esploratore e cacciatore subacqueo, ha veduto nel mare che circonda le isole Pelagie,e precisamente presso l’isola di Linosa, durante alcune sue immersioni, è tale da giustificare la presenza di segni d’una antichissima terra, forse la famosa Atlantide ? Il quesito se l’è posto lo stesso capitano Bucher, in un racconto che della straordinaria avventura ha fatto all’agenzia “Italia”.
![229_linosa_fsx-3](https://i0.wp.com/www.fortunadrago.it/wp-content/uploads/2010/09/229_linosa_fsx-3.jpg?resize=300%2C223&ssl=1)
![Linosa, balata piatta](https://i0.wp.com/www.fortunadrago.it/wp-content/uploads/2010/09/Linosa-balata-piatta.jpg?resize=300%2C225&ssl=1)
Durante una serie di immersioni che il capitano stava compiendo nei giorni scorsi, in compagnia del fratello, nelle acque situate immediatamente attorno all’isola di Linosa (uno scoglio di origine vulcanica distante 120 miglia dalla Sicilia, che ha un diametro di 500 metri e che ospita, in maniera molto avara, due o trecento abitanti), accadde all’esploratore di notare la presenza di un paesaggio assolutamente diverso da quello che la natura vulcanica del luogo avrebbe potuto lasciar supporre. Si tratta di un complesso si massi regolarmente squadrati, strapiombati fino ad una profondità di 55-60 metri; una vera e propria muraglia che si estende in senso orizzontale, per alcune centinaia di metri. “L’assoluta assurdità di questa regolare muraglia mi ha un poco meravigliato” – ha dichiarato il capitano Bucher – “e mi sono subito reso conto che quella formazione che mi stava davanti, tanto regolarmente disposta, non poteva essere della medesima natura vulcanica di cui è costituito il restante fondale del luogo”.
L’ultimo giorno delle immersioni – ha detto pure il capitano Bucher – ho poi notato una cosa che, se dubbi potevano ancora sussistere circa la natura del paesaggio, valeva da sola e di colpo a fugarli. Una forma grossolanamente umana mi si delineò davanti: ad un’osservazione più attenta potei constatare che si trattava di una specie di idolo di tipo faraonico, molto rozzamente modellato. Tutte queste osservazioni (a parte la presenza di una grande quantità di anfore,le quali però possono essere, e probabilmente sono, i resti di qualche naufragio)mi hanno persuaso – ha continuato il capitano Bucher – di trovarmi in presenza delle vestigia di una civiltà antichissima. La cosa mi pare particolarmente sensazionale perchè ne Lampedusa, nè tanto meno Linosa presentano resti murari o d’altro genere che possano anche solo lontanamente essere paragonati a quelli da me osservati sott’acqua. Si dirà che tutto ciò che sappiamo attorno all’Atlantide è semplicemente leggenda; ma questa leggenda di Atlantide tramandataci dai greci ci parla appunto di una terra che, nei millenni passati avrebbe dovuto trovarsi nella zona del Nord Africa e la Sicilia.
Linosa come Yonaguni
Da una lettera datata 25 settembre 1958 del Colonnello Costantino Cattoi, Raimondo Bucher gli porta a visionare la foto della statua denominata “Gigante Spaziale” e si riserva di far fotografare un’altra statua chiamata “Gigante Astronauta”.
Le imprese di Raimondo Bucher in un filmato registrato durante la visita del Comandante al trentennale della Federazione Italiana Attività Subacquee che si è svolto nell’ottobre 2003 ad Arezzo.
Oltre alle riprese del primo record di Apnea anche le immagini dal film di Folco Quilici “VI Continente” commentate in presa diretta da Raimondo Bucher.
video link : https://www.youtube.com/watch?v=nGRHuy8mkTY
Geolocazione :
Visualizzazione ingrandita della mappa